10 giugno 2016

SUDAN 2016: LA BATTAGLIA DI MASHARIFA






L'impressione che ebbi del Sudan, nel precedente viaggio del 2013, fu di un posto senza compromessi per via della sua resa estremamente variabile. Dopo due giorni di catture a raffica passammo i restanti tre non vedendo una pinna, quasi fossimo in Mediterraneo.
Quest'anno abbiamo deciso di riprovare consci che lo spot avrebbe comunque riservato delle sorprese tuttavia, rispetto al precedente viaggio, batteremo l'area di Masharifa, a nord di Port Sudan.
Partenza il 5/5 da Malpensa, sento Mario poco prima di arrivare in aeroporto ed è già sbroccato: si è fumato un intero pacchetto di sigarette prima ancora di partire (n.b.: il soggetto non fuma fuori dai viaggi tropicali).
Di notte sull'aereo le nostre importanti discussioni sulla pesca sono disturbate da una vegliarda che ci cazzia per il tono alto della voce. Verrebbe da fanculizzarla ma quando si gira Mario mi fa notare un particolare interessante: la signora ha una bella “coda” di carta igienica bianca che gli esce dai pantacollant neri, che anche un cieco vedrebbe. Chissà sin dove se la sarà portata prima di togliersela!
Dopo coincidenza a Dubai e ripartenza per Port Sudan, arriviamo il 6 in tarda mattinata. All'aeroporto ci aspetta il solito pulmino, destinazione Nord:

La compagnia è composta da altri 4 moschisti di varia nazionalità: USA, Sud Africa e Scozia.
Prima di partire per il nord, Mario ne approfitta per una foto ricordo davanti alla "Ferrari" locale:




Le oltre tre ore di viaggio per raggiungere la barca ci permettono di gustare la parte interna del Sudan, mai visitata prima; classica zona desertica che alterna pianura e montagna. Curiosi gli arbusti inclinati tutti verso sud, probabilmente a causa del vento. Gli unici animali che si vedono, oltre a qualche sperduto ovino e dei dromedari, sono le immancabili capre nere, che si stagliano come macchie nel paesaggio di una tinta uniforme. L’autista ci rammenta che il loro paese è un produttore mondiale di questi bovidi, io ricordo solo che nell’ultimo viaggio erano molto buoni arrosto :-)


Il Mar Rosso è una delle zone più aride del globo, con scarse precipitazioni, ma la sfiga vuole che proprio il giorno prima ci sia stato il diluvio universale ed infatti il pulmino rimane impantanato. Tutti a spingere con un simpatico locale che si gusta la scena:



Finalmente dopo svariate ore ed altrettanti posti di blocco, arriviamo ad un piccolo porticciolo dove ci attende Federico, alias Fede, sullo barca apopggio dove alloggeremo: lo Scuba Libre.
La sistemazione, come già sapevamo, è molto spartana con barca un po' datata che richiederebbe più manutenzione (sarebbe troppo avere almeno uno specchio ed appendi panni nel bagno?) comunque, dato che la temperatura è sopportabile, e non siamo in crociera, direi che è sufficiente per una vacanza di pesca. In compenso il cibo è buono e Fede ci farà trovare persino Nutella spalmata sulle Kisra  (sorta di piadine locali ) a colazione ed un’ottima lasagna a pranzo.


Primo giorno

Si comincia a battere i reef di Makawwar, popper, stick e jerk, ma dopo un'intera giornata di lanci realizziamo che, more solito, il pesce è rado e svogliato; pochi attacchi e la gran parte lisciati  causa mangiate da “canarino” che spizzica.
Uno spanish mackerel e un GT perso da Mario, un bel barracuda dal sottoscritto e solo un paio di red snapper catturati.




A sera attratto dalle luci della barca faccio la conoscenza con un serpente di mare, quello che dovrebbe avere il veleno più potente di un cobra, grosso all'incirca come un'anguilla. 

Purtroppo non faccio in tempo a fotografarlo.
A seguire una simpatica tartaruga che nuota affannosamente vicino la barca; deve essersi appena schiusa e già presenta segni di un morso alla testa:



che vita di merda per questi rettili: sei in spiaggia ed i serpenti cercano di sbranarti, sei in mare ed i pesci cercano di mangiarti, sali in superficie e sei cibo per gli uccelli...brrrr.

Secondo giorno

Mario incanna finalmente il primo GT, nulla di eccezionale, dato lo scarso numero di attacchi sarà senz'altro quello pagato dall'ente turismo per mangiare almeno una volta agli sfigati e fargli credere che qualcosa gira.
Foto veloce....


 rilascio....



 e si torna in pesca.

Intanto si è alzato il vento e lanciare comincia ad essere difficoltoso; provo a mettere un paio di piccoli jerk per vedere se attirano qualcosa di scazzato ma...zac! leader segato!!! Provo un secondo jerk e... zac! ma vaffanculo!!!
Metto uno stick recuperato a canna alta a mo' di skipping in modo da non lasciare molto filo in acqua dato che i bastardi mangiano alla giunzione braid-nylon e prendo un modesto barracuda:



Questo sarà l'unico modo per limitar un po' le esche che i ba(sta)rracuda ci mieteranno durante tutto il viaggio, perché buona parte della mia collezione sarà decimata da quest’infami.

A cena il cuoco ci cucina il barracuda e devo confessare che, da come me lo avevano descritto, l'immaginavo peggio; invece ha una carne molto delicata e gradevole da mangiare. E poi c’è la soddisfazione di fare a lui quello che loro faranno a noi per tutto il viaggio ;-)
Il secondo giorno si conclude nel più totale sconforto: pochi pesci, mangiano male e vento che ti fa passar la voglia di stare in barca.
Popper quasi invisibili, attacchi solo a stick/jerk.

Terzo giorno

Il vento è calante ma pur sempre fastidioso per fare vertical così decidiamo di riservare anche questa giornata a popping/stick.
La forte corrente proveniente da sud unita al vento che spira da nord crea grosse onde che si abbattono sul reef con montagne di schiuma bianca.
Un bel jerk sparato nei frangenti e..sbam! Finalmente arriva il primo GT decente:


Tuffo in acqua per favorire l’ossigenazione….



Neanche 5' minuti dopo è Mario ad averlo in canna:



un bel padellone con la capoccia gibbosa e la faccia incazzata che, con i suoi "vocalizzi, sembra dirti: “mollami sennò ti spacco il grugno!”


Cambio il jerk con uno stick perché riesco a spararlo meglio col vento; il tempo di qualche lancio e di nuovo padellone in canna:



Lo stick rosso nuota bene sotto il pelo dell'acqua e somiglia al colore dell'Orion di Mario a cui stanno dando; vedo che ha il nodo di giunzione sbragato e mi dico: solo 2 lanci e lo rifaccio. Ma siccome la sfiga ci vede benissimo, il padellone esce già al primo e si porta via tutto :-( facendomi realizzare quanto sia difficile essere razionali se hai l'adrenalina a mille....
Io a rifare il nodo pr e Mario che continua a mattare GT:


Siamo al limite del reef, dove forti correnti s'incontrano creando mulinelli in su canyon sommersi di coralli; qui mi s'intana un affare bello grosso che non c'è verso di staccarlo dalla caverna dove s'è imboscato. Per fortuna a via di tirare riesco almeno a recuperare l'esca. Aggiungo che manovrare il pesce in mezzo alle correnti turbolente, con la barca che si muove come sulle montagne russe,  non è piacevole e mi crea un po’ di tensione. In compenso Mahmoud, la nostra guida,  governa benissimo la barca.
Nuovo lancio nuovo GT:



I GT attaccano a raffica, non c'è tempo di fotografare i pulcinotti sui 10kg nè alcune doppiette sui 20 kg perché Mahmoud non può lasciare la guida della barca. Peschiamo dentro una “lavatrice” e ci mancherebbe solo di finire in acqua per riprendere una cattura.
Al termine del reef i GT sono finiti ma...cominciano attacchi a mitragliatrice di bluefin, ogni lancio ne capita  uno, pesci incazzatissimi che se arrivassero alle dimensioni dei cugini maggiori non oso pensare cosa combinerebbero all'attrezzatura:



È ora di rientrare allo Scuba per il pranzo, ci accordiamo con Mahmoud perché non dica nulla a Fede circa le catture ed infatti, quando torna dal giro coi moschisti, alla richiesta di cosa sia uscito rispondo: "nulla, e ti giuro che il prossimo anno si andrà in Sardegna almeno ci costerà meno se non prenderemo una mazza"! 
Giusto il tempo di vederlo con la faccia di quello che non sa cosa dire, gli mostro qualche foto e ci facciamo due risate :-)
Poteva finire qui la mattinata? No, perché mentre mi vado fare una doccia pre-pranzo Mario e Fede continuano a lanciare appena fuori dallo Scuba, facendo mattanza di bluefin e GT con attrezzatura light; è pieno di pesce in attività:



Fede ne rilascia uno, Mario ne aggancia subito un altro:






Persino i pam si divertono agganciando batfish con mollica di pane per esca:



A pranzo Fede ci fa trovare un’ottima lasagna che valorizza ancora di più la buona pescata mattutina :-).
Un’ora di siesta e si riparte per nuovo spot.
Nel pomeriggio il reef si fa più corposo con onde lunghe che sembra di essere sulle montagne russe. Neanche mezz'ora di lanci che arriva il primo GT; l’esca ingoiata sino all'esofago ci fa faticare non poco per slamarlo:


Mezzora di lanci e nuovo padellone su stick skippato:
  

Siamo nel pieno di una battaglia: schiene inferocite escono dai reef e si abbattono sulle esche come tori scatenati. Per nostra fortuna, appena agganciati puntano sul dropoff piuttosto che al reef, dandoci il tempo di gestirli con la barca, che diversamente non potrebbe avvicinarsi.
In media sono taglie un po' più grandi di quelle mattutine:


Scendono dal culmine dei frangenti come diavoli....


o si materializzano dalla schiuma ....


 è un continuo lanciare, sbam e recupero a manetta per toglierli dal reef..


se qualcuno si slama c'è subito il concorrente a prendere il posto prima che l'esca sia in barca....



Sul finire della giornata Mario aggancia il mostro che picchia continuamente sotto la barca e, un po' la stanchezza, un po' le dimensioni, a via di fare avanti e dietro con la canna incordata il braid finisce per toccare leggermente la sponda dell'imbarcazione, quel poco che basta per rompere una lenza tesissima.
Peccato non averlo ritratto stremato che grondava sudore come uscito da una sauna :-)

Ormai la giornata volge al tramonto….



... tra mattina e sera, contando le sole misure 15-30kg, avremmo fatto una trentina di GT.

 La cosa anomala che riscontriamo è la totale assenza di altre catture: niente barracuda, snapper, cerniame vario, sempre e solo GT, con una raffica di bluefin nella mattinata concentrati in una sola area del reef.
Per qualche misterioso fenomeno, quando si muovono in massa questi carangidi, gli altri pesci stanno alla larga!!!
Dopo cena dalla barca la musica non cambia: Mario continua a far mattanza di bluefin con l’attrezzatura light e, tra un pesce e l’altro, ci scappa pure qualche rottura di probabile GT. Io invece sono troppo stanco per prendere ancora la canna; spiace solo non aver trovato le forze per un po’ di foto notturne.

Che dire: non è stata una bella giornata di pesca, è stata una giornata da Dio :-).


Quarto giorno


Il quarto giorno, grazie anche al vento che è sceso, si apre con la volontà di fare vj; di GT ne abbiamo fatti abbastanza ed è ora di tentare le altre 2 prede pregiate: coral e dogtooth.
Alcuni divers incontrati il giorno prima ci hanno riferito di aver visto doggy e qualche grosso yellofin su diversi plateau in zona, cosa confermataci dai loro video che Fede ha visionato.
Iniziamo dal reef di Abington: c'è una forte corrente alle punte che sposta rapidamente il jig da 300gr. e solo l'abilità di Mamhud nel raddrizzare continuamente la barca ci permette di fare adeguatamente un vertical e non un diagonal-jigging.
Jig inchiodato sul fondo, della serie: non capisco se è corallo od altro. Poi qualcosa che si muove lentamente con Mamhmud che fuga ogni dubbio: fish! fish! Non è un pesce, è un caterpillar che si sta' portando a spasso la barca come la tenesse al guinzaglio...niente da fare, incagliato e rotto!!!
Ma qualcosa di più umano no??? Va bè almeno sappiamo che c'è vita laggiù :-)
Altro giro intorno al reef, una botta decisa con canna piegata; non ci sono le fughe nervose di un doggy ma un tiro ad incudine forte e costante...e poco dopo si materializza la prima cattura a vertical: diamine! ancora GT????






Non che mi faccia schifo per carità ma è che ne abbiamo abbastanza ed avrei voglia di qualcosa di dentuto.
Accontentati: angolo estremo del reef dove s'incontrano poderose correnti, calata, jiggata e zac! leader tagliato! Cala Mario, jiggata e zac! di nuovo tagliato!
Veloce sostituzione per entrambi, calata e zac! zac!...ma porca pu@@ana!!! Va bè, cambiamo spot.
Proviamo su un reef vicino, Mario stampa il primo doggy a vertical, un pulcinotto sui 2 kg che ci fa sperare sui loro fratelli maggiori. Nuova calata dei jig e zac!

Ora m'avete rotto, vediamo che ne dite se vi metto una bella treccia finale sul leader in nylon, stile terminale da popping; al diavolo se si vedrà qualche cattura in meno.
Calata e botta, canna piegata in verticale, diamine stavolta è bello! zaaac! e dove t'ha tagliato il bastardone? sulla cappiola della treccia di nylon doppiata!!
Io mi chiedo come puo' il creatore aver concepito un pesce così infame, uno stronzone che si diverte a mangiare sul punto di giunzione braid-nylon, sulla cappiola di una doppiatura di nylon, su...tutto tranne che sull'amo!!!
C'è una sorta d'inferno dantesco lì sotto dove ai gironi più alti ci sono nuvole di barracuda che non lasciano passare neanche un jig e sotto satanasso in persona,che assumerà ora le sembianze di una cernione, ora quelle di un doggy enorme, ora quelle di un…qualcosa di bestiale.
In mezza giornata abbiamo fatto fuori tutta la classe di jig 200-300gr.
Nel pomeriggio ricominciamo a jiggare ma dopo ennesima rottura Mario, sull'orlo di una crisi di nervi, comincia a sbarellare dicendo di voler tornare a GT perché non ne può più di regalare esche a quei merdosi. Facciamo una capatina su alcuni reef vicini per sfruttate le ultime 2 ore di pesca; stick lanciato e sbam! padellone in barca:


poco dopo anche Mario ne aggancia uno, inizialmente sembra "solo" un bel GT, poi comincia a picchiare e sfrizionare puntando velocemente sul fondo. Mario inizia a pompare passando da una parte all'altra della barca, dopo mezz'ora di combattimento qualcosa si stacca lentamente dal fondo, sale e finalmente svela l’arcano: non trattasi di big GT ma big squalo che porta in bocca un GT sui 20kg, con la capoccia e la coda che escono dalle mascelle. Mario mette la canna in verticale e fa rompere, non potendo più sopportare un ulteriore prolungarsi del combattimento.

E prima di andar via lo spot ci regala l’ultima cattura:


La prima giornata a vj termina con semi-disfatta; a parte il GT, abbiamo perso un fottio di esche, il grosso grazie ai bastarcuda che ci han seguito ovunque come la nuvoletta di Fantozzi.
Escluso il pulcino, niente doggy, niente coral, neanche una sventurata cernia che si sia degnata di assaggiare i jig :-(

Quinto giorno

Su consiglio di Fede, proveremo una zona a nord più distante che c’impegnerà per l'intera giornata di pesca. Non mi entusiasma l'idea di stare tutto il giorno sotto il sole, ma pur di fare qualcosa di decente a vj va bene.
Dato che il parco artificiali langue, l'unico jig oltre i 150 gr rimasto è il mitico "sardina" Geologic della Decathlon (180gr), che monto con un polipetto sull'amo; in qualche viaggio precedente guarnire l’amo del jig ha fatto la differenza.
Cominciamo a jiggare su una pass non molto profonda, credo sui 40 mt, tra 2 plateau. Già alla prima calata escono un paio di cerniotte sul kg, giusto per far capire che almeno c'è movimento e, cosa importante, niente bastarcuda tra i piedi. Poi finalmente la prima coral, piccolina ma è pure sempre benvenuta:



A giudicare dalle continue pizzicate e slamate sull’esca la pesca sembra movimentata. All’ennesima calata mi accorgo che il filo, non ancora sul fondo, si sposta leggermente controcorrente. Ferro ma l'artificiale è agganciato al fondo, sembra muoversi leggermente ma non capisco se sia il semplice movimento della barca che avanza sino al punto d’incaglio. Forzo ulteriormente ma guadagno solo qualche centimetro; mi fido dell’ottima canna Akabadora, ma non vorrei ripetere l'esperienza di altra  rotta proprio per disincagliare un jig dal fondo. Pompaggi lenti, con canna tutta piegata, comincio a guadagnare filo, niente testate, niente fughe, solo una forte resistenza, come se il fondo salisse gradualmente in superficie. A 5 mt dalla barca comincia ad intravedersi una palla color giada che si muove lentamente descrivendo una sorta di "8"
Dio bono! ma è l'unico pesce che ha le labbra più sensuali di quelle di una pornostar...è…un NAPOLEONE!!!! il pesce di una vita :-)




Cio' che ricordavo di questo pesce, mai visto prima, è quando Andrea, descrivendo l'unicità delle pescata alle Laccadive, iniziava sempre con un: "...branchi di Napoleoni che inseguivano i popper ad ogni lancio.." ed ora è davanti a me, pingue e rotondo come un porcello appena uscito da una gara di body-painting.
Basterebbe questa cattura per chiudere tutto e tornare in barca, ma il gioco continua.
Dopo sosta presso isola per pranzare, si riprende a stick su un lungo reef e Mario aggancia un mostro di barracuda, ha denti enormi e si slama mentre è sotto la barca; ad occhio avrà fatto sui 15-20 kg, mai visto un affare del genere!
Io invece stampo un bluefin a stick… 

e l’unico sfigato barracuda a vj che si è sbagliato ed ha mangiato sull’amo!!!


Sul tardo pomeriggio torniamo nei pressi della pass dove è uscito il napoleone; altro pesciame a vj e finalmente esce una coral degna di nota:


Termina la giornata e di doggy neanche l'ombra, ma un napoleone basta e avanza :-)

Sesto giorno


L’ultimo giorno torniamo a fare un po' di popping ma la situazione è molto avara; reef poco potenti, pesce smaliziato, scarsa attività. Dopo un po' di spizzicate a vuoto decido di calare la dimensione dell’esca e monto uno piccolo stick Miss Carna sui 50gr, di quelli belli rumorosi con pallettoni interni. Siccome però anche qui la sfiga ci vede benissimo, appena passo ad attrezzatura più leggera (65lb), dopo che non è uscito nulla, un bel botto in superficie firmato GT, rapida partenza e treccia spaccata, probabilmente causa aguglia maledetta che aveva leso il braid.
Mario slama un GT e stampa un paio di snapper ma è l’ultima cattura a lasciare l’ennesimo ricordo: aggancia un barracuda, lo tiene per un po' si slama ma rimangia subito dopo segando ancora una volta la giunzione braid-nylon; addio altro Orion.

Con l'ultimo bastarcuda che si fotte l’esca si chiude la nostra pescata in Sudan.


Considerazioni finali


Anche il secondo viaggio in Sudan, per me, ha confermato la premessa iniziale: uno spot senza vie di mezzo, capace di farti passare dal paradiso al...purgatorio. Comunque un buon posto di pesca.

Per quanto riguarda l'attrezzatura, nulla da segnalare, a parte un parziale blocco della girante di uno Shimano Stella 10000SW proprio durante una mia cattura, risolto da Mario muovendo la bobina del mulinello (dopo non ha più dato problemi). Beati Stella FA, che rimangono tutt'ora solidi e intramontabili.

Su una canna da popping il piede di un anello si è slegato ed abbiamo fatto una legatura alla bisogna, fissata con dell'Attak e trecciato. Già in passato questa colla mi ha risolto più di una situazione drammatica e non mancherà mai in un viaggio di pesca.

Per le esche di superficie, da diversi viaggi abbiamo verificato come i popperoni a bocca larga, cioè quelli che alzano molta acqua, siano stati ormai soppiantati nella resa da stick/jerk. Per gli stick, belli gli Orion, si lanciano bene e hanno un bel movimento sotto il pelo dell'acqua anche nei reef più rabbiosi. Io ho usato i miei auto-costruiti, ma quelli (Orion) di Mario han fatto un bel lavoro. 


Le condizioni ideali per i GT si hanno con reef potenti, e questi si creano quando il vento da nord  e le correnti da sud alzano le onde. 

Per il vj, la presenza di barracuda a frotte possono rendere un inferno la giornata di pesca, non foss'altro che i limiti di 30 kg di bagaglio per l’aereo non permettono scorte abbondanti di esche, specie per i jig.
Quest'anno non sono usciti doggy, ma son sicuro che nei correntoni dove perdevamo esche su esche qualcosa c'era. 

Mamhud è stata un'ottima guida di pesca che non ci ha fatto rimpiangere il bravo Aizam incontrato nel viaggio scorso. E’ stato molto bravo sia nel manovrare il pesce che nel tenere correttamente la barca, specie nel vj con mare sostenuto.

Ed infine un grazie anche a Fede che ci ha supportati per l'intera nostra vacanza di pesca, facendo il possibile perché ci sentissimo come a casa.

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